EMOZIONI DEL RADIOASCOLTO
 
attraverso questo scritto tenterò di spiegare agli ascoltatori cosa provo quando faccio radioascolto. Anzitutto va detto che la radio non è la tv, la radio al contrario della televisione non va vista. Infatti, non mi permetto nessuna disattenzione perché non c’è video che può aiutarmi a recuperare una notizia, una voce, un suono distrattamente recepito.
 La radio è concentrazione pura, è come indossare perfettamente un vestito dello stesso calibro del proprio corpo. Così in simbiosi assoluta, indisturbato accendo il ricevitore sentendomi come un vero “Marconista”. Dopo il cambio banda, sulla base delle conoscenze propagative rispetto l’orario del giorno, inizio proprio dalla sintonia manuale con la grossa manopola sul pannello frontale, ma è il frequenzimetro che mi ruba gli occhi perché sembro sprofondargli dentro fondendomi con lui nel lungo viaggio delle emozioni.
 “Il radioascolto è affinare i sensi, è l’acuire della fantasia intercettando nei segnali l’odore dei finali di potenza dei trasmettitori. E’ il microfono che capta dalla voce dello speaker le sfumature della stanza insonorizzata di trasmissione quando la luce rossa si accende e grida a tutta la gente intorno “ON AIR”. Il radioascolto è inserire dal ricevitore il filtro migliore per selezionare quella vocina lontana lontana, darle corpo per crescerla come una piantina, e renderla forte come un vecchio albero. E’ l’oscillare lento dello strumento smeteer, che segue i fluttui della navigazione delle particelle elettriche rimbalzanti nello strato ionosferico del mondo, l’altrimenti detta: propagazione. Il radioascolto è una stazione con tutti i suoi collaboratori, i giornalisti, il personale tecnico e amministrativo, le sue trasmissioni in lingua Italiana.

Sul log di stazione è riportato che il 02-12-1990 alle 22.30 UTC il primo ascolto è stato di “Radio Pechino” e c'è da attendere le 18.00 UTC del giorno dopo per registrare l'ascolto di “Radio Mosca”. Così poco tempo eppure mi sembra di ascoltare la radio da sempre e forse è davvero così.
Sarà che tra i miei primi ricordi c'è quella radiolina sul frigorifero, lontanissima per un bambino che a stento si regge sulle proprie gambe, poi qualche anno in più e trascorrere ore a "spazzolare" l'FM in cerca delle mie canzoni preferite. Ricordo il Grundig marrone di mio padre, immenso, pesantissimo, la manopola massiccia per spostare l'indicatore sopra le nazioni e le città  d'Europa  come  un  magico  viaggio  in  un  mondo allora più vasto e lontano di  quanto sia oggi.
Commutare poi in modulazione di ampiezza era un brivido strano con quelle interferenze dal sapore fantascientifico e ogni tanto lingue più aliene che straniere, il miracolo di udire una voce lontanissima da casa mia.
Poi passano gli anni, anni '80 di fumi e raggi laser, di primi computer e cd lucenti e digitali, suono così perfetto da offuscare ogni altro riproduttore musicale ma la radio resiste, la radio informa, la radio è imperfetta seppur vicina in qualunque istante della propria vita.
Da allora ad oggi è cambiato tutto quanto perché quel digitale è divenuto il mio lavoro e la radio una imprescindibile amica durante gli interminabili spostamenti quotidiani in auto e proprio durante uno di questi viaggi ho riscoperto l'essenza della radio, la voglia di andare oltre il semplice spostarsi tra le frequenze.
In effetti mi sono domandato del perché' di questa passione profonda per il radioascolto e chissà non derivi dall'esigenza di udire suoni impuri ed analogici dopo decenni di algido digitale.
Forse è l'emozione di udire una voce lontana quando si è abituati da troppo a scritte impersonali su un computer o magari lo stupore di una QSL vergata a penna biro da una persona distante e sconosciuta che dedica comunque un po' del suo tempo per raccontare di un mondo vero e concreto oltre gli schermi e le tastiere o magari solo il bisogno di una realtà più concreta e tangibile.
Poi scoprire che radioascolto significa utility, voci per chi naviga o vola, intriganti trasmissioni di sigle e messaggi segreti, rotte aeree, radioamatori e sempre nuove scoperte, un ripetersi di mondi dentro mondi, tecnica ed esoterismo, precisione e fatalità.

 Oggi (e siamo negli anni 2000) non credo esista forza capace di strapparmi da tutto questo ed è davvero un piacere raccontare e raccontarmi, conservando in fondo ai pensieri la speranza che parte del mio entusiasmo trapeli e trascini chi legge in un vortice di passione, la stessa passione che tanta gioia sa procurarmi e che auguro a chiunque.

Fabio – SWL-I0096FI