Sul log di stazione è riportato che il 02-12-1990
alle 22.30 UTC il primo ascolto è stato di “Radio Pechino” e c'è da attendere
le 18.00 UTC del giorno dopo per registrare l'ascolto di “Radio Mosca”. Così
poco tempo eppure mi sembra di ascoltare la radio da sempre e forse è davvero
così.
Sarà che tra i miei primi ricordi c'è quella radiolina sul frigorifero,
lontanissima per un bambino che a stento si regge sulle proprie gambe, poi
qualche anno in più e trascorrere ore a "spazzolare" l'FM in cerca
delle mie canzoni preferite. Ricordo il Grundig marrone di mio padre, immenso,
pesantissimo, la manopola massiccia per spostare l'indicatore sopra le nazioni
e le città d'Europa come un
magico viaggio in un mondo allora più vasto e lontano di quanto sia oggi.
Commutare poi in modulazione di ampiezza era un brivido strano con quelle
interferenze dal sapore fantascientifico e ogni tanto lingue più aliene che
straniere, il miracolo di udire una voce lontanissima da casa mia.
Poi passano gli anni, anni '80 di fumi e raggi laser, di primi computer e cd
lucenti e digitali, suono così perfetto da offuscare ogni altro riproduttore
musicale ma la radio resiste, la radio informa, la radio è imperfetta seppur
vicina in qualunque istante della propria vita.
Da allora ad oggi è cambiato tutto quanto perché quel digitale è divenuto il
mio lavoro e la radio una imprescindibile amica durante gli interminabili
spostamenti quotidiani in auto e proprio durante uno di questi viaggi ho
riscoperto l'essenza della radio, la voglia di andare oltre il semplice
spostarsi tra le frequenze.
In effetti mi sono domandato del perché' di questa passione profonda per il
radioascolto e chissà non derivi dall'esigenza di udire suoni impuri ed
analogici dopo decenni di algido digitale.
Forse è l'emozione di udire una voce lontana quando si è abituati da troppo a
scritte impersonali su un computer o magari lo stupore di una QSL vergata a
penna biro da una persona distante e sconosciuta che dedica comunque un po' del
suo tempo per raccontare di un mondo vero e concreto oltre gli schermi e le
tastiere o magari solo il bisogno di una realtà più concreta e tangibile.
Poi scoprire che radioascolto significa utility, voci per chi naviga o vola,
intriganti trasmissioni di sigle e messaggi segreti, rotte aeree, radioamatori
e sempre nuove scoperte, un ripetersi di mondi dentro mondi, tecnica ed
esoterismo, precisione e fatalità.
Oggi (e siamo
negli anni 2000) non credo esista forza capace di strapparmi da tutto questo ed
è davvero un piacere raccontare e raccontarmi, conservando in fondo ai pensieri
la speranza che parte del mio entusiasmo trapeli e trascini chi legge in un
vortice di passione, la stessa passione che tanta gioia sa procurarmi e che
auguro a chiunque.
Fabio – SWL-I0096FI